Bevendo gli uomini migliorano: fanno buoni affari, vincono le cause, son felici e sostengono gli amici

— Aristofane 450 a.C. – 388 a.C.

Dal latino Mons ferratus il Monferrato è una regione del Piemonte. Nome ricavato da diverse variabili: da monx ferrax, monte fertile; mun fra, mattone ferrato; mons ferratus, monte coltivato a farro.

 

Si racconta che verso il ‘900 il padre e la madre di Aleramo del Monferrato vennero in Italia diretti a Roma per adempiere a un voto. Giunti a Sezzadio, vicino ad Acqui Terme la donna partorì un maschio cui fu dato il nome di Aleramo, sinonimo di “persona allegra”. Il bambino fu affidato ai nobili del posto e a una nutrice sassone in quanto i genitori morirono. Aleramo venne quindi allevato a Sezzadio.

 

La data storica del Monferrato risale al 21 marzo ‘967 quando Ottone I gli consegnò tutte le terre dal fiume Tanaro al fiume Orba e fino alle rive del mare.

 

Il marchesato fu successivamente in possesso dei discendenti di Aleramo (Aleramici, seconda metà del 1000-1305), dei Paleologi (1306 – 1533) e dei Gonzaga (dal 1536 al 1708). I Savoia presero pieno possesso del marchesato nel 1708 quando il Ducato di Mantova fu occupato dalle truppe imperiali di Leopoldo I.

 

In Piemonte si fa vino da sempre.

La viticoltura era probabilmente praticata già nel VI secolo a.C. dalle popolazioni celto-liguri e poi, sotto la dominazione romana, la vite si è diffusa lungo i più importanti assi viari.

 

Il suo territorio, quasi esclusivamente di natura collinare, è compreso principalmente all’interno delle province di Asti e Alessandria e si estende verso sud a partire dalla destra idrografica del Po sino a giungere ai piedi dell’Appennino ligure sul confine con Genova e Savona.

 

Il giorno 22 giugno 2014, per i suoi Infernot, il suo Barbera e il suo Asti spumante, durante la 38ª sessione del comitato UNESCO a Doha è stato ufficialmente incluso, assieme a Langhe e Roero, nella lista dei beni del Patrimonio dell’Umanità.